Esperita
Mia madre mi dice sempre che così magra, piccola e ossuta non troverò mai marito. Agli uomini piace accarezzare dolci colline di latte e di miele, tuffarsi in cosce di burro e succhiare la dolcezza dell’alveare.
“E’ loro la durezza, Esperita, il legno che si portano fra le gambe a cosa pensi serva? E’ un segugio che annusa l’aria, per poi intrufolarsi e schiantarsi in una tana di lanugine”. Ma la cosa che più lascia perplesse le donne di casa sono i miei piedi o meglio, la lunghezza dei miei alluci. Di almeno tre centimetri più lunghi delle altre dita, hanno falangi lunghe e sottili per poi allargarsi sulla punta in una rotondità turgida. L’unghia è naturalmente rosata, sottile e non ha bisogno di essere tagliata e levigata; è nata perfetta e così è rimasta. A mia madre non ho mai raccontato che il mio alluce mi possiede. Per la sua sensibilità di ragno esco di notte e lascio che mi trascini fino alla soglia delle osterie del porto, mi costringa ad nascondermi nei vicoli, a spiare gli amplessi dei marinai con le loro puttane. Il mio alluce annusa l’aria, sente l’odore dell’uomo eccitato e lì inesorabilmente mi porta.
Ingor
Poche settimane e potrò lasciare per sempre Salina Cruz. La mia carne di olandese si sta decomponendo nella noia afosa di questo patio. Ma presto sarò di nuovo da te, mia adorata Klara e, ne sono certo, tu mi guarirai. Il medico mi ha detto che si tratta di un disturbo temporaneo, forse il caldo, il cibo, il tedio. Ma un uomo è un uomo e…basta…ho solo bisogno di tornare ad Anversa, di mordicchiare le chiappotte di leerdammer di Klara, di tuffarmi nella sua femminilità di mascarpone. Tutto passerà. Ma chi è quel mucchietto d’ossa che si dirige verso la cucina? Dev’essere la nipote del cuoco, eccola con il suo puzzolente cesto di pesce fresco, la sottana troppo corta, le caviglie scricchiolanti, i piedi nudi, ma per tuttelemadonnedirembrand che piedi c’ha?
Esperita
Ecco lo sento. Come al solito inizia con un lieve fremito sulla punta, piccole scosse elettriche sotto l’unghia, poi l’elettricità si trasforma in calore, invade le falangi, inturgidisce le nocche. Mi avvicino all’olandese e il mio alluce sa: non mi servono occhi per vedere, mani per toccare, lingua per lambire, labbra per succhiare, l’alluce ha piena consapevolezza di quello che sta succedendo nelle braghe del marinaio.
L’alluce caricato dal magnete che lo alimenta esplora piano gli orifizi dell’uomo, scivola nell’ombelico, gli elettrizza i capezzoli, non ancora Ingor, non ancora, aspetta. La tua pelle ricorda la trasparenza della medusa sulla spiaggia, ma non ancora Ingor. Il mio alluce è sapiente. Ti schiude le labbra, poi la chiosa dei denti, accarezza la rosea gengiva e ecco Ingor, ora! L’alluce ha trovato il buco del tuo molare cariato, lo penetra, lo forza, lo percuote e infine lo consola con tocco lieve, ora Ingor, ora…
Ingor
Ho sempre avuto le orecchie sporgenti e i padiglioni auricolari sproporzionati rispetto alla grandezza del capo. E quei tre peluzzi ostinati che si ostinano a ricrescere. Bene, all’opera marinaio, Esperita attende nella camera da letto. Le vibrazioni dell’alluce rabdomante mi raggiungono nello stanzino da bagno. Brillante erezione, vecchio Ingor! Concentrati e conserva il tuo vigore per Esperita. La bacinella con l’acqua tiepida per sciogliere il cerume, la pezza di lino di Fiandra per asciugare e eliminare ogni traccia di impurità ed ora la pinzetta: perché l’alluce di Esperita non dovrà mai incappare in escrescenze, impurità, asprezze. Oggi è giovedì, il giorno dell’orecchio, il venerdì il giorno delle narici, il sabato delle ascelle e così passano i giorni, le settimane, i mesi, gli anni. Klara, mia adorata, perdonami se poi.