« Fa ribollire come pentola il gorgo, fa del mare come un vaso di unguenti. Nessuno sulla terra è pari a lui, fatto per non aver paura. Lo teme ogni essere più altero; egli è il re su tutte le bestie più superbe. »
[Giobbe 41]
Ma come ho fatto a non rendermene conto prima? Anche sott'acqua si può respirare: basta fare molta attenzione, inspirare lentamente, concentrarsi per eseguire un movimento regolare e armonioso, controllare il diaframma ed evitare una dilatazione dei polmoni troppo brusca. Non è difficile.
"Il Leviatano", un enorme transatlantico dalla cui prua si distingueva a malapena la poppa, era spinto da una forza sconosciuta: non c'erano rumori di motore, né fumi né vele, ma scivolava in perfetto silenzio sulle mastodontiche onde oceaniche senza fluttuazione o rollio percepibili. Il castello di poppa, una costruzione di acciaio nera e torva, si ergeva altissimo, cosicché per vederne la cima era necessario alzare lo sguardo quasi allo zenit. Il cielo era grigio uniforme e la fioca luce diffusa non dava la possibilità di capire se fosse giorno o notte e tantomeno dava una indicazione della rotta.
Ecco dove mi trovavo unico passeggero, e vagavo solitario tra le onde di un mare inesplorato.
All'improvviso la massa colossale alza la coda formidabile e la chiglia si inarca puntando il gigantesco bompresso verso la superficie del mare che sembra spalancarsi per riceverlo. Fu così che si inabissò, senza motivo apparente, come le balene che preso l'ultimo immenso respiro, scompaiono inghiottite dall'acqua grigia, lasciando solo una caduca schiuma bianca come ultima traccia della loro presenza.
Fluttuavo così, rasente al fondale con l'abisso sopra di me, attento a non alzare la sabbia per non rendere torpida l'acqua limpida. Seguivo quella che sembrava una traccia sottomarina, una sorta di sentiero delimitato da due siepi fiorite ai lati del fondo ricoperto da una sabbia candida e dal sapore dolce; potrebbe essere zucchero ma so che non lo è. Intorno a me si muovono pesci sconosciuti ma per qualche benefico sortilegio sono in grado di distinguerli uno ad uno e distinguere quelli innocui da quelli da evitare.
Non lo racconterò a nessuno, perché nessuno potrà mai credermi, ma improvvisamente di fonte a me, circondata da piccole acciughine multicolori e si direbbe dotate di una propria luce fluorescente, vedo nuotare una donna. Allora non sono l'unico ad avere scoperto il segreto, anche lei lo sa fare.
Inaspettatamente, nel silenzio ovattato del fondale marino, si sente una nenia ipnotica, salmodiante e continua. Alessandro Moreschi canta, ripetendo senza sosta una parola che non riesco a capire chiaramente, forse "Domine", mentre una voce spettrale, tenebrosa e inquietante ripete incessantemente "Dove finiscono le lunghe ombre ...". Di tanto in tanto emergono dalle parole tormentate un coro di voci infantili che intonano una filastrocca incomprensibile o delle incursioni di suoni che sembrano provenire da un'arpa. Un loop che non ha fine ma senza sosta echeggia sinuoso e rallentato, come il sibilo lontano di due fantasmi che vagano nel profondo oceano.
La nuotatrice si volta e mi vede. Si avvicina con un sorriso, mi prende per un braccio e con forza e mi trascina con lei.
Ora camminiamo sul sentiero, alzando ad ogni passo uno sbuffo di polvere bianca e dolce, al centro del variopinto banco di pesci. Piove, ma non fa molta differenza quaggiù: sorrido a causa questa situazione umoristica, mentre la donna mi dice il suo nome. Veramente già lo sapevo, ma non glielo dico, mi fingo sorpreso.
"Che ci fai qui?"
"Le stelle sono morte. Tutte."
"Non capisco, cosa significa?"
Non mi risponde ma mi bacia con un lungo bacio, caldo e umido; poi mi sussurra in un orecchio:
"Non potrai mai farcela, io non ce la farò mai. Non ce la faremo mai, per questo siamo qui, insieme: perché non c'è altro posto dove andare. Non lasciare spazio alla speranza e resta qui. L'azzurro dell'acqua e i colori dei pesci rendono i sogni più belli. Spero duri per sempre."
Mi bacia di nuovo e intanto si lascia cadere l'abito sottile indossato chissà quando.
Il resto è un sogno.